
Retinopatia diabetica
COS’È
È una grave causa di cecità derivante dal diabete: l’accumulo nel lungo periodo nei vasi sanguigni retinici porta ad ipovisione e cecità (in età lavorativa, è la prima causa nei Paesi sviluppati).
Indicativamente la prevalenza di retinopatia diabetica è del 20% dopo 5 anni di diabete (tipo 1), del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni.
Esistono due tipi di retinopatia diabetica: forma non proliferante, in cui i vasi retinici presentano zone di indebolimento e dilatazione della parete (microaneurismi), con possibilità di sanguinamento, emorragie retiniche, edema e/o ischemia. Quest’ultima, cioè una carenza di ossigeno ai tessuti, è il risultato dell’occlusione dei vasi capillari. In queste condizioni la retina, non ricevendo sangue a sufficienza, non riesce a funzionare correttamente. Ciò favorisce il passaggio alla forma proliferante. Questa tipologia presenta l’occlusione di numerosi capillari retinici, inducendo le zone di retina sofferente, nel tentativo di supplire alla ridotta ossigenazione, a stimolare la crescita di nuovi vasi sanguigni. Questi ultimi si moltiplicano sulla superficie della retina, ma presentano una parete molto fragile, sanguinano facilmente, dando luogo a emorragie vitreali. Ciò porta alla formazione di tessuto cicatriziale, il quale, contraendosi progressivamente, può provocare il raggrinzimento e/o il distacco della retina.
SINTOMI
Si riscontrano due casistiche prevalenti: la prima in cui si ha un calo progressivo della vista fino ad arrivare all’ipovisione e alla cecità; mentre nel secondo caso non si avverte nessun disturbo fino alla manifestazione di un calo improvviso e grave dell’acuità visiva, in stadi avanzati della malattia.
diagnosi
Sì, i danni alla retina sono generalmente evitabili controllando bene il diabete. In particolare, è stato dimostrato che un attento controllo della pressione arteriosa in chi ha il diabete di tipo 2 riduce il rischio di malattia micro-vascolare del 37%, il tasso di progressione della retinopatia diabetica del 34% e il rischio di peggioramento dell’acuità visiva del 47%.
È fondamentale prestare attenzione alla prevenzione primaria: i classici esami del sangue, in particolare della glicemia, controllare l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia, eseguire controlli del fondo oculare. Se necessario, sottoporsi ad esami specifici (come fluorangiografia e OCT) per valutare l’eventuale presenza della malattia e la sua gravità.
Le linee-guida SID (Società Italiana di Diabetologia) e AMD (Associazione
Medici Diabetologi) raccomandano intervalli di screening ogni
due anni se la retinopatia è assente all’ultimo controllo, un anno se lieve,
sei mesi o direttamente invio a consulenza se si riscontra retinopatia moderata
o più grave.
trattamento
La terapia medica può essere di aiuto per migliorare l’apporto
sanguigno e l’ossigenazione della retina, quindi riportando entro i valori normali la glicemia e l’emoglobina
glicosilata.
In caso di retinopatia diabetica avanzata, invece, spesso viene attuata la terapia chirurgica, quando si ha un sanguinamento consistente oppure si è creato il distacco della retina. In questui casi la vitrectomia (rimozione dell’umor vitreo ed asportazione di eventuali membrane) può restituire una certa funzionalità visiva. Talvolta si può ricorrere alla laserterapia fotocoagulativa retinica allo scopo di salvare la vista residua. In caso di presenza di èdema maculare diabetico si può fare ricorso anche a iniezioni intravitreali che inibiscono la proliferazione indesiderata di vasi retinici dannosi.