Melatonina, il collante tra astronomia e fisiologia

Tutti sappiamo (lo dice la parola stessa) che l’astronomia studia gli astri, ossia i pianeti, le stelle, i meteoriti, le stelle comete e tutto ciò che popola lo spazio profondo.

Non tutti potrebbero aver chiaro invece che la fisiologia è l’insieme di quei processi naturali che in un individuo sano, consentono il naturale scorrere della vita e quindi il battito cardiaco, la circolazione del sangue, la respirazione, da quella polmonare a quella cellulare, con lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica e moltissimi altri processi definiti essenziali proprio perché indispensabili alla vita.

Ma perché dovrebbe esserci una relazione tra una cosa così lontana come gli astri ed i processi così importanti per vegetali, animali e uomini?

La materia, che ha il nome di cronobiologia, è argomento complesso che deve essere pertanto spiegata in modo semplice, pur rischiando di fornire un’informazione non completa.

Il nostro organismo non ama sorprese e vuol sapere in anticipo cosa succederà e come potrà adattarsi e principalmente con quali organi, a tali eventi.

Ovviamente non potrà conoscere gli imprevisti, ma potrà allinearsi su ciò che è ciclico, come il sorgere del sole, lo zenit, il buio, il sonno, l’orario presunto dei pasti.

Gli scienziati sono riusciti, grazie ai dati raccolti e gli algoritmi applicati, a stabilire che 1,4 miliardi di anni fa la durata della rotazione terrestre e quindi del giorno era di 18 ore.

Trecentomila anni fa il giorno durava 22 ore.

Questa variazione si verifica perché le maree causano un incremento dell’attrito del fondo del mare alla rotazione terrestre ed un incremento del diametro del nostro pianeta e quindi una maggiore resistenza alla rotazione.

Ogni secolo il tempo di rotazione terrestre aumenta di 1,7 millisecondi, pari a 17 secondi ogni milione di anni.

Se gli organismi viventi si fossero adattati allo scorrere delle giornate di 18 ore, oggi vivrebbero uno sfasamento di 6 ore, come noi europei quando andiamo a New York e facciamo colazione all’ora in cui pranzavamo e ci corichiamo quasi all’ora in cui saremmo svegliati.

Come numerosi studi hanno dimostrato, non sottostare ai cicli fisiologici delle 24 ore (circadiani), comporta stress e gravi problemi alla salute, come si è potuto osservare in quelle persone che sono spesso sottoposte a lunghi “jet lag” o che lavorano sempre o spesso di notte, in cui l’incidenza di malattie metaboliche, cardiovascolari o tumorali è molto superiore a quella di altre fasce di popolazione che mantengono un ritmo più adeso alle 24 ore.

Cosa ha permesso a quelle piante o a quegli animali (l’uomo secondo alcuni esperti è comparso solo tra i 500 ed i 250 milioni di anni fa, quindi con una durata del giorno di circa 22 ore) di poter adattare i propri ritmi fisiologici al (lentissimo) mutare del ciclo astronomico terrestre?

La melatonina, una sostanza che in condizioni normali viene prodotta dalla ghiandola pineale ed in minori quantità anche da altri organi, oltre ad essere un ottimo antiossidante e ad avere altre proprietà importanti, svolge proprio questo ruolo.

Quando dai fotorecettori (di una tipologia diversa da coni e bastoncelli) presenti nell’occhio giunge un segnale protratto di assenza di luce esterna, inizia la secrezione di melatonina e questo è il segnale che sta sopraggiungendo la notte e che l’organismo deve prepararsi per l’attività di riposo e rigenerazione dei propri sistemi interni.

All’organismo non servono più elevati livelli di adrenalina, la pressione diastolica si può ridurre, anche l’insulina ed il cortisolo possono raggiungere la loro minima espressione, così come la produzione di acido cloridrico nello stomaco, tanto per fare un esempio.

Mentre si dorme non si mangia.

I sistemi detossificanti e di riparazione, così, saranno pronti a raggiungere il loro picco proprio nel cuore della notte.

Esistono anche altri sistemi che consentono all’organismo di comprendere in che momento della giornata si trova. Sebbene siano comunque collegati all’orologio centrale dell’organismo, sono meno potenti e precisi dell’alternanza giorno/notte e quindi della melatonina.

È dunque questa preziosa sostanza, che cala fisiologicamente con l’età, che ha impedito che il nostro organismo subisse i pericolosi effetti del disallineamento dal giorno effettivo alla durata del giorno quando questi organismi hanno iniziato a vivere.

Il fatto che negli ultimi 120 anni si sia smesso di andare a letto “con le galline” (nel senso dell’orario, non del contatto fisico) sta provocando una serie di problemi ed ancor più al giorno odierno, la brutta abitudine ad andare a letto tardi ed illuminati dalla luce blu dello smartphone o del tablet, porterà sempre di più ad un ritardo nella produzione di melatonina e quindi un possibile disallineamento con le fasi del giorno.

Invecchiando, con il calo fisiologico dei livelli di melatonina, queste alterazioni potrebbero portare ad un acceleramento della senescenza oppure all’incremento della progressione di alcune patologie croniche e degenerative.

La supplementazione con melatonina, sostanza comunque naturale, a dosaggi di 1 mg/die non permetterà di avere grandi benefici per quanto concerne l’effetto antiossidante di questo ormone, ma sarà assolutamente efficace nel ripristinare i livelli fisiologici e consentire la ri-sincronizzazione dell’orologio circadiano interno.